giovedì 4 agosto 2016

Film a confronto #1: Il caso Spotlight / Il labirinto del silenzio

Buongiorno lettori! Come prosegue la vostra estate? Spero bene. Oggi torniamo a parlare di film! Nello specifico vorrei mettere a confronto due film, apparentemente diversi ma che secondo me hanno parecchio in comune, due film che trattano temi di notevole importanza e che ho apprezzato talmente tanto da volervene parlare, invogliandovi così a dar loro una possibilità. Come avrete appreso dal titolo, i film in questione sono Il caso Spotlight, diretto da Thomas McCarthy, e Il labirinto del silenzio, diretto da Giulio Ricciarelli. Prima di dedicarci al confronto tra queste pellicole e, dunque all'opinione che ho di esse, vi trascriverò le trame in modo da avere anche voi un'idea dell'argomento attorno a cui vertono.

Il caso Spotlight:
Nel 2001 il Boston Globe inizia un'indagine che potrebbe scuotere la città di Boston e il mondo intero. Tale indagine vede coinvolti Marty Baron, Ben Bradlee jr. e i quattro membri della squadra investigativa del Globe (Walter Robinson, Mike Rezendes, Sacha Pfeiffer e Matt Carroll), chiamati a sacrificare tutto pur di portare alla luce gli abusi sessuali subiti da alcuni bambini perpetrati da parte di sacerdoti dell'Arcidiocesi di Boston, abusi poi insabbiati a opere degli stessi vertici ecclesiastici. Per anni, le voci di quanto accaduto sono state ignorate dalla società, dai media, dalla polizia e dal sistema giuridico. Nel silenzio della vergogna, molte vittime si sono suicidate ma qualcosa sta definitivamente per cambiare.

Il labirinto del silenzio:
1958. Nessuno ha voglia di ricordare i tempi del regime nazionalsocialista. Il giovane procuratore Johann Radmann si imbatte in alcuni documenti che aiutano a dare il via al processo contro alcuni importanti personaggi pubblici che avevano prestato servizio ad Auschwitz. Ma gli orrori del passato e l'ostilità che avverte nei confronti del suo lavoro portano Johann vicino all'esaurimento. E' quasi impossibile per lui trovare l'uscita da questo labirinto: tutti sembrano essere stati coinvolti o colpevoli.
 

Dalle trame avrete capito che questi due film trattano due argomenti che rappresentano, e sempre rappresenteranno, due delle peggiori piaghe del mondo: gli abusi sessuali subiti dai bambini per opera di uomini di Chiesa da una parte, e Shoah e sterminio degli ebrei da parte dei nazisti dall'altra. Vi starete chiedendo cosa mai potrebbero avere in comune questi due film. Innanzitutto, in entrambi vengono svolte delle indagini con lo scopo di scovare gli artefici di tali atrocità e le prove necessarie ad incastrarli. Chiaramente trovandosi ad una distanza di quarantatré anni, i mezzi di ricerca sono ben diversi e sicuramente ben più evoluti ne Il caso Spotlight, ambientato nel duemilauno, ma in ambedue i film i protagonisti, investigatori da un parte e avvocati dall'altra, fanno il possibile e usufruiscono di ogni mezzo disponibile al fine di scovare i colpevoli. Proprio in virtù di ciò spesso andranno incontro a difficoltà ed impedimenti che li porteranno quasi all'esaurimento e alla resa. 
Inoltre in entrambi i film vi è una presa di coscienza sconvolgente da parte dei protagonisti, che in seguito a determinate ricerche, vengono a conoscenza di fatti e vicende del passato che mai avrebbero immaginato essere possibili. Ma la cosa che più li stravolge è la consapevolezza dell'indifferenza della gente che all'epoca dei fatti acconsentiva in totale silenzio e passività, che si convinceva della validità di quei misfatti e della propria estraneità ad essi. Infondo chi non si è mai chiesto "Perché nessuno ha mai reagito?", "Come potevano, di fronte a quei bambini molestati, o a quella fiumana di ebrei costretti a marciare uno dietro l'altro per le vie del paese, rimanere così consenzienti, così apatici?", o ancora "Perché gli altri paesi non intervennero prima che venisse sterminato un intero popolo?", " Perché ci hanno impiegato tanto?".
Seguendo le vicende dei film, non potevo non provare rabbia, sdegno, sempre maggiore disprezzo dinanzi alle scoperte sempre più devastanti e terribili che venivano fatte. Seppur cristiana cattolica, non posso non crearmi dubbi sulla totale validità della Chiesa, tutto questo non fa che spingermi alla miscredenza nei confronti di quest'ultima in quanto istituzione. Chiaramente non bisogna mai fare di tutta l'erba un fascio e non è quello che farò, in quanto so dell'esistenza di sacerdoti validissimi e che servono la propria religione nella più completa correttezza e devozione, ma il numero sempre maggiore di casi di pedofilia mi spinge, mio malgrado, a dubitare di chiunque. Non è questo che insegna la religione, nessuna religione ammette cose del genere, ancora più se coinvolgono bambini, incapaci di rendersi effettivamente conto, di reagire.
Nei confronti delle barbarie naziste, io ho sempre provato angoscia e sgomento mischiate ad una sorta di curiosità, di necessità di sapere cosa è stato fatto, cosa hanno dovuto passare quelle persone, probabilmente per fare in modo che nulla venga occultato, nascosto, mai dimenticato. Attraverso il film di Ricciarelli possiamo renderci  conto di ciò che provarono gli stessi tedeschi che, negli anni successivi alla caduta del Terzo Reich, vennero a conoscenza di tutto, del senso di colpa che li attanagliò al solo pensiero che i proprio padri e nonni avevano preso parte a quello scempio, al pensiero che infondo tutti loro erano colpevoli. Come dice lo stesso procuratore generale Fritz Bauer nel film, non erano soltanto i vertici del Reich, i soldati, o i medici che dentro i lager facevano esperimenti sui deportati ad essere artefici, a rappresentare Auschwitz; Auschwitz era tutti coloro che non avevano avuto il coraggio di dire NO.
Sono rimasta colpita da questi due film, presumibilmente perché entrambi narranti vicende realmente accadute; in effetti sono storie e fatti di cui si è già parlato molto, sentiti e risentiti, ma si sa che quando le cose si vedono e vivono con i propri occhi seppur attraverso uno schermo lasciano sempre quel magone allo stomaco, quella sgradevole sensazione di inadeguatezza, di inutilità.

Dopo queste mie riflessioni mi piacerebbe sapere cosa pensate voi a riguardo, se avete già visto questi film e cosa ne pensate. Lasciate pure un commento, ne sarei felicissima.
- Ariam.

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